"Il segnale di occupato, ora capiva, non era stato accidentale.
Era stato un segno, per comunicargli che non poteva ancora sciogliere il vincolo con il caso, nemmeno se lo avesse voluto."
Anni fa lo comprai in una nota catena di libri, era lì che aspettava me... mi dissi.
Poi, però, restò lì. Opinioni fortemente discordanti mi bloccarono nella lettura.
Ora posso dire - anzi scrivere - la mia.
Si tratta di una trilogia, tre racconti: Città di Vetro, Fantasmi e La stanza chiusa.
I racconti si svolgono a New York, ma potrebbero svolgersi altrove: la città non ha rilevanza, solo impatto "mediatico".
Paul Auster ha una scrittura aulica, sicuramente è colto, letterato e non lo vuole nascondere. Per niente.
La sua, risulta comunque, una scrittura piacevole anche se certamente non semplice. Delle volte noiosa.
Il motivo ricorrente è sicuramente la solitudine dei personaggi che, soli con se stessi, scoprono disperatamente se stessi. La ricerca di qualcuno per ritrovare se stessi.
Città di vetro, è davvero una storia assurda che ti tiene attaccata alle pagine ma che alla fine delude un pochino per come finisce senza spiegazioni, senza capirne fino in fondo il senso, gli avvenimenti, i personaggi (Daniel Quin, Paul Auster, i due Peter Stillman, lo scrivente) e la realtà.
Qual è il racconto? Quello che emerge è la follia e lo scambio di personalità. Forse la follia è il tema del racconto. Chi sono? Chi siamo?
Fantasmi è più scorrevole, meno complicata come storia. Anche se il finale mi ha lasciato davvero perplessa. White, Black, Blue e Brown: personaggi che pedinano altri e che si confondono con se stessi. Anche qui siamo di fronte a "scambi di identità", personaggi che vivono la vità di altri.
La stanza chiusa, ultimo racconto, è decisamente quello che ho preferito. Si avvicina decisamente ad un vero detective racconto, ma poi si chiude lasciando a bocca aperta, con un finale senza grande senso. E perchè ricompaiono nomi del primo libro? Stillman, Quinn, Henry Dark...
Alla fine posso concludere che è un libro che parte con buone premesse ma che termina in maniera A ME non comprensibile. Troppo aulico? Troppi richiami letterari che non colgo?
Non so. Ma a me sembra abbastanza incompiuto e talvolta autoreferenziale.
Una metaletteratura che non mi appassiona, troppo cervellotica: Paul Auster non mi ha convinto.
"Ma chi non si sarebbe gettato a corpo morto sulla possibilità di riscattarsi... quale individuo è così tetragono da rifiutare la possibilità della speranza?"
Paul Auster
Trilogia di New York
Einaudi