giovedì 28 maggio 2015

Dolly Parton - Backwoods Barbie

"... I've always been misunderstood
because of how I look.
Don't judge me by the cover 'cause I'm real good book..."

Dolly Parton - Backwoods Barbie


giovedì 21 maggio 2015

Villaggio Crespi d'Adda

Con la bella stagione, viene voglia di "gite fuori porta".

Un luogo davvero affascinante, ricco di storia é il Villaggio Crespi d'Adda.
Si trova in provincia di Bergamo, non lontano da Milano e precisamente a Capriate San Gervasio.
Non è difficile da raggiungere perché ben segnalato.

Nelle giornate soleggiate, quando i colori dell'opificio e della casette risaltano al sole, è uno spettacolo!

E' sito patrimonio dell'UNESCO, quindi non vi sto scrivendo di un villaggio qualsiasi: interessante dal punto di vista urbanistico, dell'architettura e dal punto di vista sociale.

E' un villaggio completo di tutto (scuola, chiesa, lavatoio, piscine, albergo e perfino il cimitero). E' stato costruito dal nulla a cavallo tra Ottocento e Novecento dalla famiglia Crespi, padroni della fabbrica tessile per i suoi dipendenti e le loro famiglie.
Fabbrica
I Crespi sono una famiglia di industriali cotonieri lombardi che realizzarono un moderno "Villaggio ideale del lavoro" accanto al proprio opificio tessile, sfruttando le acque dell'Adda.

Qui potevano abitare solo coloro che lavoravano nell'opificio, e la vita di tutti i singoli e della comunità intera "ruotava attorno alla fabbrica stessa", ai suoi ritmi e alle sue esigenze.

Il "Villaggio ideale del lavoro" era davvero all'avanguardia: ogni lavoratore aveva a disposizione una casa con orto e giardino e tutti i servizi necessari.

E non solo..

  • è stato il primo paese in Italia ad avere l'illuminazione pubblica
  • la fabbrica forniva tutto il necessario per la scuola ai figli dei dipendenti
  • era dotato di una piscina coperta con spogliatoi, docce e acqua calda

E queste case sono tuttora abitate!
Non è una "ghost town", anzi!

Villette degli operai

Domina sopra il paese il castello del padrone, della famiglia Crespi.

Ma chi sono i Crespi? Beh... oltre che fondatori di questa fabbrica con annesso villaggio, componenti della famiglia sono divenuti proprietari del Corriere della Sera, promossero la costruzione delle autostrade e dell'Autodromo di Monza...
Castello Crespi


Vi consiglio anche una passeggiata lungo il fiume, passando davanti al cancello del castello: è molto suggestiva.

Non perdetevi la vista dall'alto, prendendo le scale che portano alla casa costruita più in alto!

Organizzano anche delle visite guidate: vedete voi... i pannelli esplicativi sono interessanti, ma dipende dalla vostra curiosità, da quanto volete approfondire la conoscenza del Villaggio.

Molto interessante il sito web.

martedì 19 maggio 2015

Asparagi in pasta sfoglia

Osservare ciò che mangio al ristorante, è una cosa che mi piace fare.
Replicare, ancora di più!

In un agriturismo, recentemente, ho mangiato degli asparagi avvolti in croccante pasta sfoglia.
Li ho fatti miei, secondo i miei gusti...

Ingredienti:

  • Asparagi
  • Pasta sfoglia
  • Sottilette senza lattosio


Prendete degli asparagi e fateli lessare.
Una volta cotti, tagliate il gambo e fateli un pò scolare.

Nel frattempo, avrete tagliato a strisce della pasta sfoglia e a fettine delle sottilette e acceso il forno a 180°.

Avvolgete gli asparagi con la sottiletta e poi con la pasta sfoglia.
Premuratevi di sigillare bene la pasta sfoglia, altrimenti la sottiletta uscirà rovinando il nostro manicaretto!

Stendete il tutto sulla teglia del forno (non la griglia), coperta di carta forno - io ho utilizzato quella inclusa nella confezione della pasta sfoglia - e cuocete per una ventina di minuti.

Il risultato è buonissimo e, se avete ospiti, farete davvero una bella figura!





venerdì 15 maggio 2015

Cosa mi racconti di bello? La domanda da non porre

"Cosa mi racconti di bello?"
... ... ... (silenzio) "eh...uhm"

Mi capita spesso che mi pongano questa domanda.
A voi no? Beati voi...

Io, questa domanda, la odio.
Eliminerei la possibilità di poterla porre.
Mi inibisce, mi "resetta" in automatico il cervello.
Non riesco più a parlare.
Non ho più pensieri, nessuna emozione.

Solitamente questa domanda mi viene posta da conoscenti o persone con cui il rapporto è poco profondo, forse perché all'inizio o forse perché non è mai decollato.

Via di Panico, Roma
Quindi... terrore!

E ora cosa ti rispondo? Cosa ti posso raccontare? Non voglio sembrare stupida né concludere una conversazione ancora prima di averla iniziata.

Panico!

Ma... il mio cervello partorisce solo risposte davvero superficiali, da stupida, da ragazzina con il cervello a pinolo.

E maledico (si fa per dire) chi mi ha posto questa domanda.

Io che ho mille cose da raccontare e che non starei mai zitta - Radio P. mi chiamavano da piccola - mi ammutolisco...

"Cosa mi racconti di bello?" è una domanda che non va posta. O almeno a me.


martedì 12 maggio 2015

Rosa

Rosa 
Qualche giorno fa, ho fotografato questa rosa che c'era nel giardino, in campagna.

Era diversa dalle altre, mi chiamava con i suoi colori e il suo profumo.

Era una semplice e timida rosa del giardino, una rosa di lago.
Dal colore spumeggiante, indefinito.
Profumata, fragile ma resistente.
Affascinante, con le sue spine nascoste.

Mi ha rapita.

giovedì 7 maggio 2015

Consonno

Era tempo che sentivo parlare di Consonno, una frazione di Olginate in provincia di Lecco.

Finalmente un sabato - assieme ad un gruppo di amici - sono riuscita ad esplorare questo paesino abbandonato, ma terribilmente affascinante.

Raggiungere Consonno non è per nulla semplice perché è poco segnalato e la strada (sconnessa, a curve ed in salita) attraversa paesini della Brianza... ma con un navigatore tutto verrà facile.

Il paesino - o meglio "la città fantasma" - si trova in una posizione spettacolare: il lago di Annone in basso e le imponenti montagne attorno tra cui il Resegone.
Un vero spettacolo! Un panorama mozzafiato!
Solo questo panorama vale una visita.

Negli anni '60 il visionario imprenditore Mario Bagno acquistò la piccola frazione.
La fece demolire completamente (!!) - ad eccezione della pieve ed un piccolo cimitero - per costruire quello che nei suoi piani doveva essere un centro commerciale ed un centro di divertimento... la Las Vegas della Brianza, non lontano da Milano!


Venne così costruito un centro commerciale in stile "arabeggiante" con tanto di minareto, una zona adibita ai balli ed altre piccole strutture che completavano il centro commerciale.

Ebbe successo per un pò di anni, poi complice una frana che distrusse la strada per raggiungere Consonno, il paese dei balocchi (!!) cadde nell'oblio.

Nel 2006 ci fu un rave party, i cui segni si vedono tutti: graffiti, vetri, resti di bottiglie, materassi...


Quello che oggi resta sono degli affascinanti e folli edifici, abbandonati, fatiscenti e pericolanti.
Farsi suggestionare è un attimo, tremare per il rumore dei gatti randagi che si muovono all'interno degli edifici, sobbalzare per una goccia d'acqua che batte su di una lamiera...

Uno spasso per chi ama - come me - questo genere di cose.
Fate attenzione - però - molti edifici sono in pericolo di crollo!


Consiglio una visita in giorni soleggiati dove ci può essere poca affluenza perché è molto più suggestivo: la domenica è aperto anche un bar.

Affrettatevi, pare sia stato messo in vendita e la demolizione potrebbe essere alle porte!

mercoledì 6 maggio 2015

Un pò di allegria musicale... buon pomeriggio!

Oggi ne ho bisogno più che mai...

Tu, sei in ufficio oberato di lavoro?
Sei in metro, in auto (ehi... cosa fai con lo smartphone in mano???), in treno?
Sei a casa sul divano?

Lindsey Stirling con Shadow può essere una compagnia per te, per me.


sabato 2 maggio 2015

Lambrate - Cadorna MM2

Pochi giorni fa a Milano, sono state inaugurate alcune stazioni della MM5, la Lilla.

Nel lontano Dicembre del 1998 - aiuto! - scrissi questo racconto autobiografico, ambientato in metropolitana. In questi giorni mi è tornato in mente... eccolo!


LAMBRATE - CADORNA

L’indicatore elettronico della linea verde direzione Famagosta segnava cinque minuti e mezzo di attesa.

Carla, ferma sola sulla banchina, osservava quasi con disprezzo le persone che avevano sul viso il sorriso, perché per lei non c’era nulla da ridere.
Ragazzini di periferia che scherzavano tra loro dandosi spintoni e parlando tra loro uno strano slang italo - meridionale, zingari che a gruppi preparavano il loro discorso rituale ”siamo famiglia povera, bambini da mangiare...”, slavi con le loro pacchiane fisarmoniche, manager rampanti al ritorno dal lavoro, vecchie donne traballanti sulle loro gambe, coppie in amore.
Finalmente arriva. Carla sale sull’ultimo vagone: si siede stanca, quasi rilassando tutti i muscoli in cerca di riposo fisico e psichico.
Accanto a lei sei ragazzini parlottano tra loro: sembrano compagni di scuola che conversano tra loro; ma qualche parola  attrae la sua attenzione. Incuriosita comincia ad ascoltare, ad osservare. Non sono tutti amici né felici: nel mezzo del gruppo c’è un bambinone con la tuta blu, le scarpe Nike dello zio – come dice lui -, capelli castani ricci, un incisivo rotto, ma soprattutto uno sguardo triste ed impaurito.
Carla non capisce quello che succede, ma percepisce il pericolo, ascolta con impotenza.
Attorno una grande indifferenza, solo un ‘altra donna sembra intuire il disagio del bambinone, ma nessun uomo.
I ragazzini, che ora le appaiono in tutta la loro pericolosità, continuano a parlare immersi fino al collo nella loro stupidità...si stupidità! ma lei  non ha il coraggio di dire nulla per paura di una coltellata nel ventre, per paura di un pugno in faccia.
Quei cinque ragazzi si parlano tramite parole in codice, un codice chiarissimo per qualsiasi persona di buon senso, e di fatti Carla capisce. “Belle quelle Nike, ...dammele, le voglio, dove scendi? A Cadorna vero?” Carla osserva incredula: non era all’Odeon comodamente seduta a gustarsi un film che riproduce il famigerato Bronx newyorkese, ma sull’ultimo vagone della linea verde della metropolitana di Milano.
Carla ascolta, vorrebbe poter aiutare quel bambinone ricciolo con le Nike dello zio che fanno gola agli altri mocciosi, ma non ne ha il coraggio perché quei piccoletti le appaiono come piccoli ma temibili criminali.
Lancia nascoste occhiate di terrore e di supplica verso quei pochi uomini che sono seduti nello stesso vagone, ma Carla risulta  invisibile.
Dopo 20 minuti finalmente il treno giunge alla fermata Cadorna F.N.- Triennale.
Carla scende dopo il gruppetto. Poi prende la scala mobile e si gira per guardare dall’alto ancora per qualche secondo. Quasi come da dietro un vetro o una cinepresa vede che i cinque hanno accerchiato il bambinone in tuta e, approfittando dell’indifferente formicolio umano, si inchinano per levargli – direi rubargli – le Nike dello zio.
Carla non sente più le loro voci, non li vede più e non saprà mai cosa ne sarà del Ricciolo e delle Nike dello zio, ma si ricorderà sempre della indifferenza di quella sera del 18 dicembre 1998.